La propensione agli investimenti nel settore agricolo cresce nonostante l’emergenza Covid-19. Sembrerebbero salve, almeno fino al terzo trimestre di quest’anno, le intenzioni di investimento delle aziende agricole italiane. È quanto emerge dall’indagine Ismea su un panel di 800 Aziende agricole presentata all’interno del rapporto Agrimercati. La rilevazione, effettuata a settembre, prima quindi della seconda ondata da Covid-19, indica un aumento delle aziende che programmano investimenti nei prossimi dodici mesi: circa il 25% a fronte del 19% rilevato nel 2019. Un risultato che dimostra ancora una volta le straordinarie doti di resilienza del settore in un anno complesso come quello che sta per concludersi. Non mancano, tuttavia, le esperienze di chi è stato costretto a rivedere le intenzioni d’investimento per il 2021 a causa dell’emergenza (31%), mentre soltanto per il 2%, quest’ultima si è rivelata un’occasione per realizzare interventi che altrimenti avrebbe fatto più avanti. Per la maggioranza degli imprenditori la pianificazione degli investimenti per il 2021 non è stata comunque intaccata in alcun modo dalla pandemia. A manifestare propensione agli investimenti sono per lo più aziende di dimensione compresa tra i 30 ed i 100 Ha, con un fatturato di oltre 100.000 euro, appartenente ai settori vino, frutta e zootecnia da carne, con una maggiore ricorrenza di aziende biologiche rispetto a quelle convenzionali.
La maggior parte degli investimenti in programma per i futuri 12 mesi è indirizzata all’acquisto di macchine agricole (43%), seguita da nuove costruzioni (15%), dall’acquisizione di nuovi terreni (14%) mentre solo il 2% dichiara di voler introdurre in azienda strumenti di agricoltura di precisione. In un orizzonte temporale più ampio, tuttavia, il 35% degli agricoltori intervistati dichiara di aver pianificato investimenti a favore della sostenibilità, anche grazie all’impulso che verrà offerto dal New Green Deal. In particolare da qui ai prossimi tre anni vengono indicati investimenti in energia rinnovabile solare ed eolica (31%), interventi per la conversione al biologico (20%) e la valorizzazione dei reflui zootecnici e dei sottoprodotti delle coltivazioni (7%).
Fonte: Ismea